Un volo verso il futuro

Le piccole e medie imprese risultano essere oggi ancora in notevole difficoltà; l’imprenditore ha fortunatamente abbandonato le paure di ieri; ha raggiunto l’indifferenza, ormai deluso  dalle politiche economiche ed associative messe in campo in questi ultimi anni; politiche che a nulla hanno portato per i soggetti che hanno ancora voglia di fare e , strano ma vero,  questa indifferenza lo aiuta a muove passi piccoli ma costanti.

L’imprenditore concreto però; animato da spirito sociale; pur con una sana dose di centrismo, male funziona in un sistema preconfezionato che nulla investe sull’educazione al valore della “differenza e della vera creatività”; poco investe su una nuova cultura che favorisca l’ abitudine al cambiamento, che male gestisce la formazione  fatta al capitale umano per farne  emergere i talenti soffocati.

Ci si “arrangia” senza riuscire a pianificare il proprio futuro vivendo il presente senza spazio e tempo per guardare allo sviluppo.

L’economia nazionale è inevitabilmente immagine di tutto questo.

Oggi più di eri il tessuto sociale è fatto di piccoli imprenditori che avrebbero bisogno di delegare l’attività manageriale riguardante i rapporti con l’amministrazione ed i vari enti, il credito, lo sviluppo commerciale; la crescita organizzativa snella ma efficace.

Per contro lo stesso imprenditore dovrebbe continuare a mantenere nelle proprie mani il timone ( la coda del gabbiano) dell’attività produttiva di sviluppo e di ricerca.

Imprenditori capaci che non riescono ad aprire le loro splendide ali perché appesantiti dalla burocrazia; dalle regole; dai dogmi che la società che abbiamo costruito impone.

Come aiutarli dunque a continuare il proprio volo muovendoli verso orizzonti non difficili?

Va sicuramente svolta un’azione di rafforzamento delle risorse; con inserimento e sviluppo di strumenti ritagliati su misura; strumenti collegati gli uni  agli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune.

Spesso incontro aziende che non mettono in minima relazione gli strumenti che già adottano per il raggiungimento dei propri obiettivi e che male fanno funzionare la macchina tanto faticosamente costruita; impera la mancanza di lavoro di squadra; è assente un  vero rapporto di collaborazione fra funzioni, manca la conoscenza vera e non immagine dell’attività di marketing di qualche istituzione o associazione.

C’è poi l’imprenditore  che  accentra  tutto su di se; ha un quadro di insieme ampio; vede i bisogni della sua azienda, ma non riesce ad attuare ciò che il proprio, peraltro giusto; sentire/ pensiero imporrebbero per esprimere e sviluppare a pieno  la propria attività.

La diffidenza  la può fare farsi aiutare da risorse esterne; ma  regna la diffidenza e la mancanza di fiducia; scottati da consulenti teorici; da commercialisti superficiali; da personale bancario impreparato.

Eppure le persone in grado di supportare la spina dorsale della nostra economia c’è; oggi più di ieri. La cosa peggiore è non provare a cercare e mettere alla prova queste risorse. Basta poco per verificarne i benefici.

UN ESEMPIO DI RETE VERA: RETE PIACENZA MEC GROUP

E’ ormai passato più di un anno dal mio primo articolo sulle reti di impresa “FARE RETE DI IMPRESA PER FARE GOAL O AUTOGOAL” era il 30/03/2014; oggi ho un bellissimo esempio pratico di cui parlare.

Si,  una rete composta da 10 imprese che stanno cercando, riuscendoci, ad approcciare i mercati esteri con particolare attenzione ai mercati Europei. Tutto ciò che di teorico si poteva leggere allora nel mio articolo, lo si sta mettendo in pratica con l’aiuto sinergico di tutti i componenti della rete e delle risorse investite e messe a regime ad oggi. Un progetto partito da uno studio di fattibilità che in questi giorni sta concludendosi con un avviamento di rete effettivo, pensato e studiato per continuare in un processo di internazionalizzazione già in atto.

Le imprese che oggi non esportano sopravvivono a stento e/o a fatica, così come le imprese che non hanno rapporti con l’estero, almeno per quanto concerne fornitura di semilavorati a costo calmierato, non riescono a reggere la concorrenza. Ecco che la costituzione di una rete di imprese che miri ad internazionalizzare unendo competenze su un sistema di filiera, peculiarità qualitativa e apertura mentale verso un diverso modo di fare impresa, favorisce lo sviluppo di risultati che possono essere veramente competitivi sull’estero.

Gli stessi Istituti di Credito con cui ho collaborato in questi mesi per dare sostegno alla Rete, hanno colto con estremo favore un progetto di internazionalizzazione che trasformi una micro/piccola impresa in un gruppo che può muovere volumi ingenti con flessibilità, armonia di intenti, mission comune.

La partecipazione della rete ad un evento fieristico come quello di Hannover svoltosi lo scorso Aprile, ha consentito alla rete di incontrare la domanda di mercato cogliendone i bisogni reali, continuando in una attività di ricerca che favorisce il nascere di nuove riflessioni su come il mercato oggi sia e stia cambiando.

La partecipazione alla fiera ha inoltre consentito di rappresentare in modo eccellente il territorio su cui gli imprenditori della rete sono stati a confronto negli anni passati e di loro storicità d’impresa, parliamo del territorio piacentino, un bacino in grado di mantenere aziende di alto contenuto professionale, tecnologico e qualitativo. Da soli i singoli non sarebbero riusciti a partecipare all’evento, non per mancanza di volontà e capacità, ma per la necessità di moltiplicare sinergie ed integrare  competenze.

Questa è la dimostrazione che si può riuscire a fare qualcosa di nuovo e distintivo, occorre crederci ed investire in sviluppo strategico ed organizzativo per poi avviare i processi e seguirne le dinamiche in modo critico e propositivo.

Buona rete a tutti.

Olimpia

DIFFERENZA TRA NETWORK di …….E RETE di ……

Mi sono detta “argomento banale”, poi invece confrontandomi con alcune persone della mia RETE DI CONOSCENZE, ho scoperto che poi così banale non è.

Inutile poi andare a vedere sul web e capire cosa se ne dice, quali sono le definizioni, occorre avere provato sulla propria pelle e capito cosa significhi mettere in pratica il desiderio di essere in un Network di professionisti/imprese/persone o appartenere ad una rete VERA di professionisti/imprese/persone.

Si perché, altra distinzione molto importante, ci sono RETI VERE e RETI NON VERE, reti cioè che sono nate sulla carta per voler condividere un network o un desiderio di appartenere ad un gruppo e quindi mettersi un cappello ( uguale RETE NON VERA) e reti, a mio avviso poche, che prima hanno sperimentato il significato di essere rete, poi hanno maturato la voglia di esserlo e poi ancora hanno concretizzato il desiderio di condivisione fondando  un gruppo di lavoro, una associazione, una società e hanno iniziato a condividere regole, ripartire costi; hanno maturato un forte senso di appartenenza e di amore amicale fra persone appartenenti ad un gruppo di ….

AMORE AMICALE, due parole per un concetto talmente forte da muovere tutte le leve necessarie per aprire le porte ed avviare sviluppo, crescita, inventiva, innovazione ed apertura di frontiere.

Per intenderci:

– avere un buon network ci può aiutare a farci sentire potenti,importanti e meno soli: “ conosco 100 persone, ho il loro numero di telefono, la loro mail, mi riconoscono se ci incontriamo per strada, prendiamo almeno una volta all’anno un caffè al bar insieme, ci sorridiamo pure, ci scambiamo opportunità ” Sai quanti caffè prendo, quanti sorrisi ricevo, quante persone mi salutano, quanti numeri di telefono ho nel mio smartphone, quante mail ricevo, quante opportunità di contatto creo?

Veramente tante le cose che riesco a fare (e io ho parlato di 100 contatti non 300 o  500….)

-avere una buona rete ci fa sentire potenti ed importanti: “ condivido il mio lavoro con 10 persone, spesso sviluppiamo insieme idee, spesso cresciamo insieme, spesso inventiamo insieme, spesso innoviamo il nostro modo di offrirci agli altri, spesso valichiamo i confini senza timore per poterlo raccontare, sempre impariamo gli uni dagli altri e non siamo gelosi di donare agli altri ciò che abbiamo imparato ” Sai quanto riesco ad inventare, sai quanto riesco a sviluppare, sai quanto riesco ad imparare, sai quanto riesco a cambiare ( innovare), sai quante paure riesco a superare, sai quanto cammino riesco a fare?

Veramente tante le cose che riesco a fare ( e io ho parlato di 10 persone, non di 15 o 20)

Che ne dite c’è differenza?

Per essere rete di … e società o associazione,  occorre lavorare prima su aspetti motivazionali, di stima e di fiducia reciproca per poi arrivare alla condivisone di regole ed obiettivi comuni e sviluppare anche lavoro e business.

Per esse network di….non occorre lavorare su nulla, basta condividere contatti e coltivarli un minimo perché il contatto non muoia. Insomma basta  incontrarci qualche volta al bar, al telefono, via mail. Facebook è la stessa cosa, manca solo il caffè e la stretta di mano e già ci fa sentire meno soli….. e sviluppa business…

 

Olimpia

 

PROGETTO START UPPER

PROGETTO START UPPER 2014-2015

Clicca sulla piantina  e poi una volta entrato clicca su PROGETTO START UPPER 2014-2015!

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Riflessione sulle Fiere oggi

Riflessione sulle Fiere.  “Ho sempre considerato la fiera o la mostra come uno strumento di marketing funzionale a un preciso scopo di comunicazione dell’azienda in un determinato mercato o settore”.

 

 

 Senior Consultant ♦ Business Development ♦ Content & Social Media Marketing ♦ High Value Capital Equipment

Come operatore chiedo servizi adeguati ad un costo adeguato ed un ritorno dell’investimento: accesso facile dalle principali vie di comunicazione, collegamenti con aeroporti e stazioni ferroviarie, accesso a internet durante la durata dell’evento, un’ospitalità di buon livello ed un motivo valido per attirare quanti più specialisti del settore.
Il successo degli eventi penso si possa misurare in termini di rispondenza o meno a questi criteri. Perché’ in Italia è così difficile? Perché’ le nostre fiere o mostre stanno sistematicamente perdendo rilevanza a favore degli eventi che avvengono all’estero costringendo le aziende italiane a costi maggiori?

Ho appena partecipato come espositore al #Geofluid di Piacenza. Sono stati quattro giorni intensi d’incontri con specialisti del settore e clienti da ogni parte del mondo. La mostra si è rivelata un buon investimento in termini di ritorno d’immagine e contatti generati e/o consolidati. L’organizzazione si è dimostrata efficiente. Per i clienti è stato facile raggiungere i padiglioni espositivi, i parcheggi sufficienti, il collegamento con la stazione ferroviaria adeguato e i servizi di catering nemmeno tanto costosi. L’accoglienza e l’ospitalità della città con i suoi alberghi e ristoranti, almeno per la mia esperienza, è stata molto buona.
In questi anni di crisi la mostra di Piacenza si è ritagliata una nicchia di mercato a dimostrazione che la specializzazione paga. I visitatori sono stati parecchi e tutti specialisti del settore: clienti, fornitori o potenziali rappresentanti, nessun perditempo invitato solo per ingrossare le file del numero di visitatori.
Unico neo la mancanza di un’adeguata copertura Wi-Fi a disposizione degli intervenuti. In un tempo di comunicazione e accesso alle informazioni in tempo reale uno sforzo in più da parte dell’organizzazione si poteva anche fare.

Confrontando il successo di questa fiera con l’insuccesso di altre manifestazioni anche dal nome altisonante (vedi #Saie di Bologna a cui non parteciperemo come #Turbosol) penso richieda una riflessione.

Emanuele Vercesi

Professionista nel settore Ingegneria meccanica o industriale

Concordo sul wifi. Sono appena stato alla BIMU a Rho. E’ una fiera molto importante di macchine utensili. Gli espositori avevano molti accessi wifi, ma chiusi. I visitatori non mi sembra potessero accedere a wifi point. Io non ci sono riuscito.
Per la riuscita è importante anche il calendario internazionale: in questo caso Stoccarda aveva ospitato una fiera analoga 2 settimane prima. Questo ha limitato le presenze Tedesche.
Ho notato poca presenza di piccoli costruttori, forse per i costi. E’ un peccato perchè le piccole aziende possono farsi conoscere in fiera, non avendo organizzazioni stabili di Marketing.

Olimpia Soliani

☀ Senior Consultant ☀Temporary and project management☀Ascolto le aziende e le aiuto in percorsi mirati

Le Fiere sono un’occasione di incontro importante fra domanda ed offerta, così come rappresentano ancora un attuale strumento di marketing, sempre però se vengono tenute in vita, non per mantenere i sistemi che dietro ad esse si sono creati, ma bensì per favorire e dare vero impulso agli attori per i quali sono state pensate: le imprese.
Pensate per quelle aziende che con spirito positivo e di intraprendenza, ritengono di dover andare avanti innovandosi e non solo in tecnologia ma anche in organizzazione e risorse.
Il successo degli eventi penso possa dipendere dal mantenere al “centro”, e fin dal momento organizzativo della fiera, l’azienda e tutti gli stakeholder coinvolti.
Partire quindi dai bisogni degli attori e non dai bisogni del sistema organizzativo, quest’ultimo magari in difficoltà perché non preparato al cambiamento in atto nell’attuale contesto.
L’organizzazione si dimostra efficiente se sa ascoltare i bisogni e riesce a tradurli in servizi per la RETE.
Le manifestazioni non sono fine a se stesse, ma sono per i soggetti per le quali vengono attivate.

Tratto da una discussione del gruppo ” Quick Sense Professionals”

” Le imprese si preparino agli investimenti” Via ai progetti con liquidità agevolata.

L’asta Tltro ha messo a disposizione delle banche circa 400 miliardi da qui al 2016. L’iniezione di liquidità interessa alle banche italiane per poter finanziare investimenti trasparenti, quanto credibili, da parte delle imprese, favorendo così la ripresa manifatturiera.

In realtà l’asta è andata ben al di sotto delle aspettative, nonostante il tasso concesso dalla Bce sia dello 0,15% e nonostante si tratti di una vera immissione di liquidità; siamo ben lontani dall’immissione del 2011/2012, dove si rispondeva ad una “emergenza” del debito sovrano, e quindi indirizzata all’acquisto di debito pubblico.

Oggi la volontà piena della Bce, e a seguire quella delle banche,  è quella di favorire una ” china” differenre, facilitare cioè buoni piani industriali e di investimento supportati da progetti validi e validabili.

Sia chiaro che anche le banche hanno il loro interesse e ne hanno necessità: considerato che sono molto più remunerativi gli investimenti produttivi di quelli sui titoli del debito pubblico ed essendo anche le banche ” Imprese”, devono lavorare per ripartire ed evitare di finire come molte imprese del nostro sistema,  non finire cioè in default.

Occorre quindi una volontà comune, banche e imprese di ogni dimensione, di non rinviare gli investimenti e prepararsi al ” merito creditizio” e cioè prepararsi le basi per una  buona affidabilità economico-finanziaria. Occorre cominciare ad essere lungimiranti e costruire o migliorare il rapporto fra la necessità di accedere alla richiesta di un prestito e la capacità di rimborsare il credito ricevuto. Minore è il merito creditizio e maggiore sarà il costo del finanziamento/prestito. Ora è il momento giusto per pensarci e prepararsi.

Due dati informativi:

– in questa prima asta UNICREDIT ha visto assegnati 7,75 miliardi di Euro e parteciperà anche all’asta di Dicembre.

– MPS ha ottenuto 3 miliardi di Euro.

Ora mancano progetti concreti e persone che siano in grado di attivarne i processi.

 

Olimpia

Small Business Act- Essere protagonisti del fare come PMI. A noi un breve secondo di voce.

Uno dei temi centrali di cui si discute ad ogni tavolo è quello di come rilanciare la crescita attraverso  politiche che stimolino la produttività e l’economia reale.

Per ripartire bisogna sicuramente far leva sulle forze positive presenti nell’economia e nella società, e quindi occorre partire dalle IMPRESE e dalle FAMIGLIE.

Gli ostacoli per la crescita in ordine di impatto:

-pressione fiscale

-peso della burocrazia

-scarsa liquidità

-scarsa domanda

-competizione di prezzo sui prodotti

-tenere il passo con i cambiamenti tecnologici

-capacità di assumere manodopera qualificata.

Questo è quanto emerge da  indagini e statistiche in Italia.

Un  importante sondaggio eseguito in Svizzera e presso le PMI Svizzere, individua fra i fattori  pilastro di successo delle PMI, la qualifica dei collaboratori. A seguire una qualità dei prodotti convincente,  investimento di tempo e risorse nella ricerca. In questo sondaggio emerge che per le PMI  Svizzere l’esportazione verso i paesi emergenti richiede molto tempo, mezzi, esperienza e contatti personali.

Le PMI dunque al centro  della crescita economica  dei paesi del vecchio continente e l’UE avvia, non più  tardi di 7 giorni fa, una consultazione  sullo Small Business Act (Sba) chiedendo la loro opinione.  Viene data la parola alle imprese ma non solo, si può partecipare alla consultazione anche come cittadino europeo, rispondendo in un percorso guidato ed inserendo osservazioni e/o suggerimenti sugli argomenti di confronto.

Basta entrare su :

http://ec.europa.eu/eusurvey/runner/NewSBAsurvey2014

e diventare protagonisti per qualche minuto.  Gli argomenti: riduzione oneri amministrativi, accesso ai finanziamenti, promozione e accesso al mercato per le PMI, come liberare il potenziale di crescita dell’imprenditorialità e dell’innovazione, promozione per  lo sviluppo delle competenze.

I commenti sull’efficacia dello strumento? Aspetto le vostre opinioni  prima di conoscerle dai media. Basterà un vostro commento.

Buona consultazione.

Olimpia

Intelligenza emotiva. Quanto un “leader d’azienda può influenzare la resilienza di un’impresa?

Quali le imprese che sono riuscite ad essere resilienti e mantenersi sul mercato se pur  tra mille difficoltà e giochi di equilibrismo?

Proprio ieri parlando con una cara amica, abile professionista e sociologa, ci si chiedeva, quali sono gli imprenditori che si sono dimostrati più predisposti e hanno scoperto una nascosta capacità di resilienza nell’attuale contesto socio economico.  Il mio pensiero è andato all’intelligenza emotiva, una capacità insita in ognuno di noi, ma che solo alcuni di noi riescono  a far emergere in ambito lavorativo e farne una risorsa spendibile; solo alcuni riescono a rendere qualcosa di intangibile ma presente,  uno strumento di resilienza per tutta l’organizzazione  aziendale.

L’imprenditore leader nella propria azienda o i manager da esso delegati a guidare  i gruppi di lavoro, influenzano il risultato di un progetto, di una strategia, di un percorso e il leader dotato di intelligenza emotiva, riesce ad attrarre persone di talento e tenerle legate al sistema. Il leader ottimista e pieno di entusiasmo riesce a legare molto più facilmente a se i propri collaboratori.

Un atteggiamento positivo infonde  maggiore fiducia nelle nostre capacità di raggiungere un obiettivo, accresce la nostra creatività e le nostre abilità decisionali e ci rende più disponibili ed attivi, ci rende più propensi ad aiutare gli altri. Chi riesce a infondere emotività positiva aiuta se e gli altri a portare avanti l’intera struttura organizzativa attivando un effetto domino.

L’atmosfera che si respira in un’azienda,  se  aperta e solare, aumenta i risultati attesi.

B Schneider dimostrò con una indagine su aziende di diversa natura che il giudizio dei dipendenti sul clima dell’ambiente aziendale di lavoro, consentiva di effettuare previsioni sul grado di soddisfazione della clientela e così riusciva ad influenzare i profitti.

Certo è, che tutti i messaggi negativi che ci sparano addosso i media, non sono da sorriso; ancora più importante è quindi per un leader imprenditore o manager, coltivare, sviluppare e perfezionare la propria intelligenza emotiva, aiuterà a migliorare il proprio rapporto con se stessi  e con gli altri, arma a mio avviso sicuramente importante anche se non unica per lo sviluppo e la resilienza di un’impresa.

Non sono solo parole o teoria e basta investire poco per provare e vederne l’efficacia.

 

Olimpia

 

 

 

Corazze ideologiche necessita una equilibrio per collaborare – La metafora di LE DUE AMICHE IN VACANZA


Riprendo il filone “metafore” per aiutare a riflettere sulla tendenza diffusa di estremizzare la propria posizione in azienda o all’interno di un sottogruppo di lavoro. Non si creano  i giusti collegamenti per lo sviluppo di percorsi comuni e condivisi. Quando ci si chiude nelle proprie ideologie e si diventa così ciechi e quindi privi della possibilità di cogliere innovazione e aperture. Così come si diventa sordi e quindi privi di creare o mantenere collaborazione ed integrazione di ruoli e mansioni.

” Due amiche stanno facendo una passeggiata sul lago, tutte fiere di essere finalmente in vacanza e poter chiacchierare piacevolmente dopo un lungo anno di lavoro e famiglia. Ad un certo punto Sole dice: << ognuno di noi vive del proprio passato ed è condizionato da quello che ha fatto, costretto a ripetere e a fare le stesse cose!>> << Ma non è affatto vero! >> dice Chiara indispettita e quasi arrabbiata.  << Noi tutti siamo condizionati dai nostri ideali, dai nostri sogni ed aspirazioni e da essi costruiamo e sviluppiamo i nostri progetti di vita!!>> Sole con tono fermo ribadisce il suo punto di vista e porta tanti esempi di amiche e colleghe, persone che entrambe conoscono. Mentre parla  è talmente presa dalla sua convinzione  che neanche si accorge che Chiara non la sta ascoltando perché  tutta intenta a pensare come controbatterla. Così Chiara appena Sole prende fiato riparte con le sue testimonianze a sostegno  di ciò di cui è convinta. Ancora una volta Sole non sta ad ascoltare pensando a come potere controbattere l’amica.

Ad un tratto sono rapite da un urlo di donna, girano lo sguardo e vedono una ragazza giovane stesa sul marciapiede, le vanno incontro per aiutarla a rialzarsi e capire cosa sia successo. La ragazza un po’ sanguinante si rialza e spiega che stava camminando guardando verso il lago, non si è accorta di una bici sul marciapiede, ha inciampato ed ha sbattuto il ginocchio sul cordolo. Niente di preoccupante ma fa male. La giovane ringrazia per l’aiuto ricevuto e se ne va.

Le due amiche riprendono la discussione, ma ora sia l’una che l’altra cominciano a guardarsi ed ad ascoltare cercando di capire la posizione dell’amica. Mentre continuano a parlare sentono il pianto di un gattino che caduto in acqua non riesce ad uscire e ritornare a riva. Chiara che sa nuotare si tuffa  e lo riporta all’asciutto. Il gattino fa due fusa  e si allontana non prima di essersi girato quasi a ringraziare Chiara. Sole riprende il suo discorso cominciando a porre a Chiara alcune domande per meglio capire la sua posizione e Chiara fa la stessa cosa con Sole.

Ad un tratto se pur immerse nel loro discorso che è diventato intenso e collaborativo, sentono un bimbo che le chiama dall’alto di una pianta in lato al marciapiede. Il bimbo disperato racconta loro di essere salito sull’albero per provare a vedere tutto il lago  dall’alto, ma ora non riesce più a scendere e ha tanta paura, non sa come poter fare, teme di cadere e farsi male.

Insieme Sole e Chiara studiato il modo più sicuro per farlo scendere, un po’ si arrampicano, un po’ lo guidano. Il bimbo riesce a scendere e felice dice loro che racconterà la sua avventura agli amichetti, dicendo loro che prima di salire in alto bisogna anche sapere o capire come scendere poi.

Le amiche riprendono la loro passeggiata, ora in silenzio, ognuna assorta nei propri pensieri. Ad un tratto si fermano e rivolta l’una verso l’altra quasi insieme si dicono: << Forse hai ragione tu>>”

Una buona strategia aziendale non può non tenere conto delle dinamiche che interagiscono fra passato, presente e futuro.

Le soluzioni vanno cercate collaborando e trovate mantenendo un giusto equilibrio fra bisogni e realtà.

Olimpia

Una metafora per ricominciare: l’aquila e il gabbiano

“C’era una volta un’aquila che viveva in una grande isola e amava volare sulle alte cime dei monti. Amava volare con le proprie ali, seguendo e facendo sua la forza del vento. Un giorno l’aquila vede un bellissimo gabbiano che si era allontanato dal porto  e si era spinto quasi a raggiungere le alte vette. I due subito si innamorano e da allora amano trascorrere tanto tempo volando insieme. Il gabbiano mostra all’aquila la bellezza dei porti con le sue navi e i suoi anfratti e l’aquila gli fa provare l’ebrezza di volare in alto sino a  raggiungere le più alte cime dei monti dell’isola. All’inizio tutto è bellissimo e ognuno scopre il fascino del mondo dell’altro.

Dopo un pò di tempo però, l’aquila si accorge che il gabbiano tende a voler trascorrere sempre più tempo vicino al suo porto e al suo mare… Ogni volta che l’aquila gli fa la proposta di andare a volare nell’alto dei cieli il gabbiano trova una scusa. L’aquila per qualche tempo rinuncia ai suoi voli, ma dopo un pò sente che le sue ali hanno voglia di sgranchirsi e va a fare un giro da sola. Quando torna il gabbiano fa il broncio, è offeso e dice all’aquila che il fatto che voglia volare così alto vuol dire che non gli vuole bene. L’aquila cerca di fargli capire che non è così, che l’ama profondamente. La natura gli ha dato grandi ali  per volare in alto e lei non fa altro che seguire la sua natura, così come il gabbiano segue la sua. Il gabbiano non si fa convincere dal discorso e pensa che se il problema sta nelle grandi ali dell’aquila, la soluzione sia del tarpargliele. E così la notte, mentre l’aquila dorme tranquillamente al suo fianco, il gabbiano pende delle forbici e, notte dopo notte, spunta un po’ le ali dell’aquila, senza che questa se ne accorga.

Un giorno mentre sta cercando di volare verso la sua montagna preferita, l’aquila sente di non farcela, si sente stanca, sente il suo corpo pesante e nonostante i suoi sforzi, non ce la fa a salire in cima. Sta per desistere quando incontra una maestosa vecchia aquila che vola lentamente con le sue grandi ali spiegate. La vecchia aquila vede l’aquila che fa fatica a volare e nota subito le ali tarpate a forma di gabbiano: capisce che qualcuno deve averle giocato un brutto scherzo. La vecchia aquila le si avvicina e le chiede se vuole fare un giro sulle sue ali, l’aquila ringrazia e accetta. Allora l’aquila saggia la prende su di sé e volando la porta in cima al monte. Quando arrivano in cima l’aquila si sente rinascere, ma dopo un po’ diventa triste al pensiero che il suo amato gabbiano le farà il broncio quando tornerà- L’aquila saggia vede il cambiamento di umore e le chiede cosa stia pensando. L’aquila si confida e le racconta che il suo amato gabbiano preferisce stare vicino al porto dove sono ancorate tante navi e non vuole volare in alto, sfidare la forza del vento e misurare la potenza delle sue ali.

Dopo avere ascoltato, la vecchia aquila saggia le dice che anche i gabbiani possono volare alto. A una condizione però, che lo vogliano veramente e che non si facciano prendere dal caldo torpore marino e non si facciano sedurre da tutte quelle navi ancorate ai porti. E comincia a raccontare le avventure di un gabbiano chiamato  Jonathan Livingston che amava sfidare la sua natura e che era riuscito a raggiungere cime e vette altissime. L’aquila sta alcuni giorni in compagnia della vecchia aquila saggia ascoltando i racconti sul gabbiano Jonathan Livingston, così capisce che anche il suo gabbiano può volare in alto: deve però essere lui a volerlo……………”

Questa storia  l’ho tratta da ” I PORCOSPINI DI SCHOPENAHAUER” di Consuelo Casula.

“….l’aquila torna dal suo gabbiano e gli dice: ogni creatura umana ha delle differenze e ognuno può amare, apprezzare e rispettare le differenze di ciascuno, la mia natura mi ha  dotato di grandi ali scure con le quali volare nell’alto dei cieli; la tua natura ti ha dotato di bellissime ali bianche con le quali sorvolare mari e monti.Entrambi abbiamo le ali, entrambi possiamo volare da  soli o in compagnia……….. mi piacerebbe volare con te , averti al mio fianco, però posso anche capire e rispettare che tu preferisca crogiolarti al caldo del sole. Ognuno ha una sua natura da rispettare ed onorare………………..

Il discorso colpisce il gabbiano che le dice : raccontami ancora le avventure del gabbiano Jonathan Livingston in modo che io possa imparare a volare in alto.”

Spero vi sia piaciuta quanto è piaciuta a me e vi abbia lasciato qualcosa.

Buon volo!

Olimpia