Con il contratto di rete più imprenditori perseguono lo scopo di crescere individualmente e collettivamente la propria capacità innovativa e la propria capacità competitiva sul mercato, condividono un percorso comune. Nato nel 2009 e convertito in legge nel 2010, il contratto di rete dovrebbe essere uno strumento messo al servizio di una pluralità di imprenditori che intendono collaborare nell’esercizio della propria attività, scambiandosi informazioni commerciali, tecniche di innovazione o tecnologia. Lo spirito è quello di esercitare in comune attività rientranti nell’oggetto della propria impresa.
La rete svolge una funzione di coordinamento ed interazione fra i partecipanti, mentre l’assunzione strategica resta in capo a ciascuna impresa partecipante. La caratteristica fondamentale dell’attività della rete di impresa è la presenza di uno scopo comune tra i membri della stessa e l’unione delle forze sinergiche per raggiungerlo.
Nell’ambito del contratto di rete, la crescita della capacità innovativa, viene intesa come la possibilità di accedere, in virtù dell’appartenenza alla rete, allo sviluppo di nuove opportunità tecnologiche, facilitando così la crescita della competitività come aumento della capacità concorrenziale.
Il contratto di rete deve essere redatto per atto pubblico o per scrittura privata autenticata e deve indicare:
-il nome, la ditta, la ragione sociale di ogni partecipante
– l’indicazione degli obiettivi strategici di innovazione e di capacità competitiva,
-un programma di rete che contenga i diritti e gli obblighi dei partecipanti,
– la durata del contratto,
– le regole e l’assunzione delle decisioni,
-l’eventuale nomina di chi svolge l’ufficio di organo comune per l’esecuzione del contratto.
Le opinioni sull’efficacia del contratto di rete sono a volte discordanti fra gli stessi imprenditori o manager, anche se l’emanazione della legge specifica è stata voluta fortemente dagli stessi imprenditori e quindi loro prima espressione c’è diffidenza. E’ uno strumento made in Italy, costruito dal legislatore dietro sollecitazione delle associazioni di categoria delle PMI, ma non basta.
Lo scetticismo nasce da domande precise che l’imprenditore si pone nel momento in cui gli si apre l’opportunità, prime fra tutte: ci sarà qualcuno che pensa solo ai propri interessi? Quanto dovrò investire e cosa prima di avere dei risultati?
Sicuramente per farne uno strumento efficace occorrono un forte spirito collaborativo ed una buona apertura mentale, sale e pepe per la riuscita di qualsiasi piatto. In un buon piatto gli ingredienti devono unirsi dando più sapore al tutto, ma chi assaggia e ne decreta la buona riuscita deve sentirli uno ad uno e riconoscerli. La mancanza di un ingrediente ne cambia il sapore.
Il risultato di riuscire ad unire gli ingredienti in questo caso sarebbe: raggiungimento di economie di scala, accesso a ricerca e sviluppo, risorse umane plurime, duttilità di sistema.
“Saper fare vero gioco di squadra”, slogan sempre alla moda, non è facile ed è impegnativo, se ci si riesce però il goal è assicurato.
Buon goal a tutti!
Olimpia